Dopo una lunga e controversa storia passata per brevetti e copyright, nel 1935 viene pubblicato per la prima volta quello che sarebbe diventato il gioco da tavolo più apprezzato di tutti i tempi.
Stiamo parlando del Monopoly, un gioco di società che tra i suoi numerosi primati, vanta anche quello di essere stato proposto nel maggior numero di versioni disponibili.
Prima di scoprirne nel dettaglio la storia e gli aneddoti più curiosi, vediamo alcuni dati che lasciano ben intendere l’impatto commerciale di questo board game:
Come possiamo vedere da queste cifre, soprattutto dal primo dato relativo alle vendite, è evidente quanto il Monopoly rappresenti un successo planetario senza precedenti tra i giochi in scatola. Altri titoli di successo, come Scrabble - in italiano Scarabeo - e Cluedo con oltre 150 milioni di copie vendute, non si avvicinano neanche lontanamente al suo successo.
La storia del Monopoly prende vita da un’intuizione femminile, quella di Elizabeth “Lizie” Magie, attrice originaria del Maryland.
La donna, nel 1903, depositò un brevetto del gioco molto diverso rispetto a come lo conosciamo oggi.
Esso infatti aveva il nome di Landlord’s Game, che tradotto significa “Il gioco del proprietario terriero”.
L’obiettivo di questo antenato del Monopoly era quello di spiegare, sotto forma di gioco di società, un fenomeno che si era sviluppato nel primo decennio del ‘900: quello del land grabbing, ovvero l’appropriazione di terreni nei paesi in via di sviluppo.
A ispirare l’idea della Magie, fu una corrente filosofica in voga all’epoca che prendeva il nome di georgismo.
Alla base, c’era il concetto che la terra rappresentasse un bene comune e non privato, appartenente quindi a tutta l’umanità e che per questo doveva essere soggetto a una tassa unica per il suo utilizzo.
L’intento della donna era quindi quello di risvegliare l’attenzione dei più giovani sugli inganni della società dell’epoca, ma questa prima versione - principalmente didattica - non riscosse un grande successo.
Il gioco iniziò ad acquisire maggiore appeal quando la Magie ne modificò le regole attorno agli anni ’20, ma la sua vera esplosione la si deve a un ex venditore di riscaldatori: Charles Brace Darrow.
Quest’ultimo, infatti, negli anni ’30 si imbatté in The Landlord’s Game e, modificatene le regole e la grafica, lo trasformò ufficialmente in Monopoly.
Lo brevettò nel 1935 per poi venderlo alla Parker Brothers che poi lo rese un successo mondiale.
Si dibatte ancora oggi lungamente sulla reale paternità del gioco: negli anni ’70, ad esempio, comparve addirittura una sua versione alternativa che portava il nome di Anti-Monopoly e che fu soggetta a causa legale da parte di Parker Brothers per l’utilizzo del termine “Monopoly”.
Il suo inventore, Raplph Anspach, si difese affermando che il brevetto originale non fosse di Darrow, bensì di Elizabeth Magie e alla fine la spuntò.
Così il marchio potè essere utilizzato sia da Parker Brothers sia da Anspach, perchè considerato di dominio pubblico.
Monopoly arriva in Italia nel 1936, perde la “Y”, prende il nome di Monopoli e viene pubblicato da Editrice Giochi.
La modifica del nome viene imposta dal fascismo che vietò categoricamente l’uso di inglesismi su qualsiasi prodotto commerciale e, inoltre, impose l’utilizzo di alcuni toponimi che rimandassero agli ideali della dittatura. Questi, con la sua caduta, vennero poi modificati assieme ad alcune regole del gioco.
Ciò che rimane tutt’oggi invariato, invece, sono i nomi della maggior parte delle strade presenti sulla plancia che il loro inventore, Emilio Cirri, coniò ispirandosi a Milano (la città in cui viveva).
Tra le varie versioni di Monopoli uscite in Italia, indimenticabile è quella curata dalla Disney e ispirata all’immaginario di topolino: Monopolino.
Se la storia del Monopoly vi ha appassionato, allora certamente non potete perdere i quattro aneddoti più interessanti su questo gioco tanto amato.
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